Mancano meno di due mesi a quello che, visto il clima di tensione, si annuncia come un crocevia decisivo per l’attuale maggioranza. Come tutti gli anni, entro il 10 aprile dovrà essere presentato il Documento di economia e finanza con cui dovrà essere aggiornato il quadro macroeconomico tenendo conto anche del rallentamento dell’economia italiana ed europea e delle possibili ricadute negative dell’epidemia di Coronavirus, che potrebbero costringere il Governo a trovare altri 2-3 miliardi per puntellare i saldi (si veda Il Sole 24 Ore dell’11 febbraio).
Nuovi snodi nell’agenda di Governo in vista del Def
E questa scadenza è anche una tappa cruciale su cui misurare le reali strategie della forze politiche che sostengono l’esecutivo su cui spirano venti di crisi alimentati dal divampare della polemica tra Italia Viva, M5S e lo stesso premier Giuseppe Conte sulla prescrizione. Con il Def dovranno infatti essere delineate le linee guida di alcuni interventi chiave nell’agenda di Governo, sui quali però la maggioranza continua ad avere posizioni diverse e, a volte, molto distanti. A cominciare dal destino dei nuovi interventi pensionistici. Con la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, che continua a blindare la dote già stanziata per la conclusione della sperimentazione triennale di Quota 100.
La corsa alle coperture
Non a caso giovedì alla Camera il sottosegretario al Lavoro, Stanislao Di Piazza (M5S come la Catalfo), rispondendo alla Camera a un’interrogazione della Lega, ha affermato che Quota 100 «non sarà rivisitata fino al termine della sperimentazione». Ma nonostante il muro dei Cinque stelle e le rassicurazioni del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, non si ferma la caccia, da parte di IV ma non solo, agli 8,3 miliardi stanziati a suo tempo per il 2021 in favore dei nuovi pensionamenti anticipati, da recuperare con uno loro stop anticipato.
La deadline per il nuovo piano pensionistico
Con oltre 20 miliardi di aumenti di Iva e accise da sterilizzare il prossimo anno, del resto, la coperta resta molto corta. Lo stesso Gualtieri ha detto che Quota 100 non va abolita subito, anche se nei giorni scorsi il ministro ha auspicato che al tavolo Governo-sindacati «si faccia un lavoro di confronto serio» per «poi tirare le somme, più avanti in un quadro più generale in cui ci saranno anche gli andamenti della finanza pubblica e della crescita economica». Come dire: le decisioni sul da farsi potranno essere prese solo dopo la definizione del Def e, soprattutto a settembre, della sua Nota di aggiornamento. Proprio a settembre, tra l’altro, è fissata la “deadline” della ministra Catalfo per definire il nuovo piano pensionistico. Quello che appare certo è che, nessun nuovo intervento previdenziale, come ad esempio lo sblocco delle indicizzazioni, potrà scattare prima del “pensionamento” di Quota 100. Intanto anche la Corte dei conti, nei documenti che hanno accompagnato giovedì l’inaugurazione dell’anno giudiziario, chiede il superamento di questa misura.
Le prossime partite
La scelta definitiva sulle pensioni potrebbe dunque essere rimandata all’altra scadenza cerchiata in rosso da Palazzo Chigi, Mef e dagli stessi partiti su cui poggia l’esecutivo: il 27 settembre, quando dovrà essere messa nero su bianco la Nota di aggiornamento al Def, su cui modellare poi il Dbp da inviare a Bruxelles e costruire la manovra 2021 da trasmettere al Parlamento. Ma già con il Documento di economia e finanza di aprile dovrà essere disegnata la cornice entro la quale collocare l’annunciato disegno di legge delega per la riforma dell’Irpef e dovranno in quale modo essere annunciate le intenzioni del Governo su Family act e salario minimo. Su tutti questi capitoli, su cui sono aperti dei tavoli a Palazzo Chigi, nella maggioranza continuano ad esserci diverse scuole di pensiero e si consumano ripetuti bracci di ferro.
Le nomine nelle partecipate
Proprio Gualtieri prova ad allentare la tensione ribadendo che si va avanti sul taglio delle tasse. «Noi abbiamo una prospettiva di stabilità, di lavoro triennale del governo. Non dobbiamo sprecare l’opportunità di rimettere il Paese in carreggiata», ha detto ieri il ministro. Che ha aggiunto: «Quando sono arrivato, ho trovato nel cassetto del Mef una manovra bis con 6 miliardi di tagli lineari» e nuove tasse. Gualtieri ha anche toccato un altro snodo chiave per l’assetto della maggioranza, quello delle prossime nomine nelle partecipate, ribadendo che saranno seguiti «criteri ispirati al massimo rigore e alla valorizzazione del merito, della competenza e della professionalità».
Il lavoro sulle misure di sostegno alle famiglie
La strada però resta in salita. Basti pensare al lavoro sulle misure di sostegno alle famiglie. Anche alla luce delle diverse posizioni nella maggioranza si è arrivati a un congelamento della delega Delrio sull’assegno unico per i figli a carico, che è all’esame della Camera, per valutare coperture e integrazioni al Family act. E le la parola coperture assume la fisionomia di un’incognita anche sul fronte della riforma Irpef, che si trascina i tira e molla nella maggioranza sulla rimodulazione parziale dell’Iva, e del salario minimo.
Per approfondire:
● Quando il «cantiere pensioni» segue il consenso più che l’equilibrio dei conti
● Verifica, cronoprogramma a ostacoli fra urne, congressi e Def
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